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FUORI delle RIGHE

pranzo

con le maniche rimboccate - Lc 17,5-10

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».


«Accresci in noi la fede!»

Di fronte all'esigenza del perdono gli apostoli sono spiazzati e chiedono un supplemento di fede. La fede è fonte di salvezza ( Lc. 5,20; 7,50; 8,48; 17,19; 18,42) e questo lo hanno capito bene, come conoscono il rimprovero del Signore di essere "gente di poca fede" (Lc 12,28) e la sua preoccupazione di trovare ancora fede sulla terra (Lc 18,8). Gesù risponde con due immagini.


quanto un granello di senape

Si può misurare la fede? Si può aumentare? ma a cosa serve questo auomento se ne basta solo un granello? L'immagine del gelso piantato in mare è forte ma incomprensibile: la fede è così potente da realizzare anche l'assurdo?
Oppure è così potente da muovere la potenza (o la misericordia) di Dio tanto da realizzare l'assurdo – chiamiamolo pure miracolo?
O ancora è la fede che ci fa entrare nell'assurdo di Dio (Is 55,8-9) e nella sua azione?
Abbiamo bisogno di fede per capire il mistero del Regno di Dio, della novità del Vangelo, dell'amore incondizionato che agli uomini pare assurdo, appunto come un gelso piantato in mare. Ci manca la fede per credere nell'utopia delle Beatitudini (Lc 6,20), nella vittoria del perdere (Lc 9,24), nell'utopia degli ultimi posti (Lc 14,9) e del servizio.


stríngiti le vesti ai fianchi

Il servo sembra tartassato dal padrone e al suo lavoro sembra che non ci sia fine ... dopo aver faticato tutto il giorno deve ancora servire, anche questa è una assurdità. La fede per essere tale necessita di entrare dentro la dimensione delle maniche perennemente rimboccate. Perché la fede non è un puro sentimento, una emozione dell’anima, piuttosto è relazione privilegiata tra l'uomo e Dio che, assurdamente è invitata a passare attraverso la relazione uomo - uomo e uomo - storia.
La fede trova forza e crescita nell'impegno concreto, indefettibile, costante nella storia dell'uomo. L’impegno per gli altri, lo sviluppo delle relazioni, la solidarietà, la carità sono le palestre in cui la Fede si esercita e cresce. Ma il nostro è e deve rimanere un impegno come di servi, non come padroni (Lc 20,10), come servi chiamati ad essere trovati sempre all'opera (Lc 12,43), capaci di mettere a frutto i propri doni (Lc 19,12).


Così anche voi

Gesù chiama in ballo i suoi apostoli e ciascuno di noi.
Dobbiamo avere uno sguardo lungo, che vada oltre il contingente e il presente, verso il futuro, forse assurdo, utopico, che è però nel cuore della Provvidenza, nel cuore dell'amore di Dio. Occorre saper guardare al Regno dei Cieli e a tutte le dinamiche storiche della sua concretizzazione. Rimboccarci le maniche è l'impegno che ci è chiesto perché la fede si trova ed accresce proprio quando si opera nella visione del Regno, quando la dimensione evangelica, senza riserve, entra nella storia degli uomini che impegnano se stessi.